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Il XXI secolo è ormai arrivato e, nonostante tutti i progressi scientifici e tecnologici, ci si trova ancora di fronte a un interrogativo inquietante: come superare l’immenso divario che separa i popoli ricchi da quelli poveri e che spinge questi ultimi ad emigrare, in un mondo sempre più piccolo, abitato da sette miliardi di persone per lo affamate? Come in Italia è il Mezzogiorno la parte meno progredita, così nel mondo fin dai tempi del colonialismo è il Sud del pianeta a subire condizioni di vita inaccettabili: qui infatti circa due terzi della popolazione mondiale vive al di sotto della soglia della povertà. I Paesi meno sviluppati si trovano in Africa, in America Latina e in una parte dell’Asia. I Paesi relativamente benestanti sono pochi e sono quei Paesi industrializzati che dopo il periodo coloniale furono costretti a rinunciare alle colonie quando i popoli del Terzo Mondo intorno agli anni ’60 reclamarono l’indipendenza; non rinunciarono però al controllo delle ex-colonie attuando le sottili forme di sfruttamento del neocolonialismo. Continuò quindi ad aumentare il divario fra Paesi ricchi e Paesi poveri. Questo ha spinto grandi masse di popolazione provenienti dai Paesi del Terzo Mondo a lasciare la loro terra per cercare migliori condizioni di vita nei Paesi ricchi: è il fenomeno dell’immigrazione extracomunitaria. |