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Le migrazioni dei popoli sono un fenomeno persistente durante tutta la storia dell’umanità. Iniziarono gli uomini primitivi a migrare alla ricerca di ambienti più fertili o dove la cacciagione fosse più abbondante. Allora i gruppi che si spostavano erano costituiti da poche centinaia di individui; sebbene essi fossero così pochi riuscirono a popolare una gran parte della superficie terrestre. Le migrazioni sono continuate nella storia e hanno conosciuto momenti e luoghi di particolare intensità: così avvenne quando i Greci colonizzarono l’Italia Meridionale o quando i Romani romanizzarono una gran parte dell’Europa o quando ancora i Barbari venuti dall’Asia si insediarono nell’Europa Centro-settentrionale. Verso l’Europa vi furono grandi migrazioni di popoli durante il Medioevo, come gli Arabi e i Turchi, così che oggi la popolazione europea è il risultato della convivenza lunghissima con popolazioni di origine africana e asiatica. Gli Europei cominciarono a emigrare a partire dal XVI secolo, dopo le grandi scoperte geografiche. Essi popolarono il continente americano, abitando dapprima le coste e soltanto in seguito spingendosi all’interno e verso ovest, fino al Pacifico, al Far West dove si trovava l’oro. Ma fu soprattutto nella seconda metà dell’Ottocento che, in molti Paesi europei, si risentì della mancanza di risorse per una popolazione in crescita; grandi masse di manodopera si diressero verso il Canada e gli Stati Uniti, l’Argentina e il Brasile, il Sudafrica e l’Australia, dove trovarono lavoro e dove spesso si insediarono stabilmente, contribuendo alla formazione di una popolazione quanto mai eterogenea. Ma perché avvengono le migrazioni? |