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In tutte le regioni ed in tutti i settori. Nel Sud il reddito è nettamente inferiore a quello dell’Italia Settentrionale. Si parla perciò di una "questione meridionale" per indicare il problema del minore sviluppo economico dell’Italia del Sud. A causa della crisi economica che colpì l’Italia dopo l’unificazione, si verificò una forte emigrazione nell’800 dalle zone dell’Italia più povere e depresse (compreso il Sud Italia) soprattutto verso l’America del Nord e del Sud. Dopo il periodo fascista nel quale il flusso migratorio si attenuò a causa della politica di autarchia portata avanti da quel governo, la Seconda guerra mondiale creò una spaccatura ulteriore tra il Nord e il Sud dell’Italia. Negli ultimi due anni di guerra infatti il Meridione fu governato da tutti i vecchi funzionari fascisti, mentre il centro-nord restò dal 1943 fino alla fine della guerra sotto il governo nazionale fascista della Repubblica di Salò. Tutto questo contribuì a diffondere accesi sentimenti antimonarchici e antifascisti dando vita ad un "vento del nord", cioè ad un forte spirito innovatore orientato a modificare il paese in senso decisamente repubblicano. Fra il 1950 ed il 1965 l’Italia (specialmente quella del Nord) realizzò un rapido ed intenso sviluppo industriale. Cominciò a diffondersi un certo benessere, migliorò l’assistenza medica, aumentò il livello di istruzione e crebbe il commercio e il turismo. Aderendo poi l’Italia alla Comunità Europea (1957), si aprivano ai lavoratori italiani le frontiere dei Paesi europei: si sviluppava così un ulteriore spostamento di grandi masse di popolazione: era l’emigrazione degli anni ’60.
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