La discriminazione
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Il razzismo e il Ku Klux Klan nel 900

Il razzismo negli USA esisteva già da prima del Novecento. I bianchi poveri accusavano i neri di togliere loro il lavoro, dunque di essere responsabili della loro miseria. Questo sentimento si manifestò soprattutto negli stati del Sud dove i bianchi fecero pressione affinché i neri fossero privati del loro diritto di voto.  

Le frange più estremiste chiesero la segregazione razziale: essa consisteva nel separare i neri dai bianchi vietando ai primi l’accesso alle scuole, ai mezzi di trasporto pubblico, agli alberghi, a tutti i locali e parchi pubblici, persino agli ospedali e ai cimiteri riservati ai bianchi. L’infrazione alla legge veniva punita con l’arresto, ma poteva anche provocare reazioni e perfino pestaggi da parte dei bianchi presenti. 

I neri, per riassumere, rimanevano una minoranza pesantemente oppressa e, soprattutto dopo il 1900, cominciarono a trasferirsi nelle città del Nord nella speranza di fuggire alla miseria e alla segregazione razziale. Ma anche qui trovarono violenza e un nuovo luogo dove vivere: i ghetti.    

Nel 1915 negli Stati del Sud nacque il Ku Klux Klan, una feroce setta razzista che perseguitava, torturava e linciava i neri. Era nato in segno di protesta contro il Congresso degli Stati Uniti che aveva approvato la legge sui diritti civili: in base ad essa tutti i cittadini americani erano uguali, senza distinzioni di razza e di colore. Lo scopo del Ku Klux Klan era di fare prevalere la superiorità della razza bianca, impedendo l’emancipazione dei neri e i loro diritti.

Pur essendo fuori legge, il Ku Klux Klan si trasformò in un gruppo clandestino e con la complicità dei governi degli Stati del Sud seminò terrore e morte per molti anni.