Le frange più
estremiste chiesero la segregazione razziale: essa consisteva nel separare i
neri dai bianchi vietando ai primi l’accesso alle scuole, ai mezzi di
trasporto pubblico, agli alberghi, a tutti i locali e parchi pubblici, persino
agli ospedali e ai cimiteri riservati ai bianchi. L’infrazione alla legge
veniva punita con l’arresto, ma poteva anche provocare reazioni e perfino
pestaggi da parte dei bianchi presenti.
I neri, per
riassumere, rimanevano una minoranza pesantemente oppressa e, soprattutto dopo
il 1900, cominciarono a trasferirsi nelle città del Nord nella speranza di
fuggire alla miseria e alla segregazione razziale. Ma anche qui trovarono
violenza e un nuovo luogo dove vivere: i ghetti.
Nel 1915 negli Stati
del Sud nacque il Ku Klux Klan, una feroce setta razzista che perseguitava,
torturava e linciava i neri. Era nato in segno di protesta contro il Congresso
degli Stati Uniti che aveva approvato la legge sui diritti civili: in base ad
essa tutti i cittadini americani erano uguali, senza distinzioni di razza e di
colore. Lo scopo del Ku Klux Klan era di fare prevalere la superiorità della
razza bianca, impedendo l’emancipazione dei neri e i loro diritti.
Pur essendo fuori
legge, il Ku Klux Klan si trasformò in un gruppo clandestino e con la
complicità dei governi degli Stati del Sud seminò terrore e morte per molti
anni.