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La città dalla Paella

Cinque giorni a Valencia

Valencia è la terza città spagnola, fondata dai Romani nel 138 a.C. È famosa soprattutto per la Paella, piatto tipico, per la vita notturna e il divertimento. Proprio così… un esempio: io sono stata cinque giorni, dal 2 al 6 marzo, in questa bella città per trovare mia sorella; mancavano ancora sei giorni all’inizio della festa maggiore di Valencia (quella delle Fallas, in onore di San José), eppure la gente cominciava già a scoppiare fuochi d’artificio e petardi, giorno e notte, ininterrottamente, e ciò poteva diventare molto fastidioso! Erano tutti eccitatissimi per l’arrivo di questa festa in cui ogni quartiere realizza una statua di cartapesta che poi viene messa in mostra in centro e l’ultimo giorno, il 19 marzo, bruciata… forse troppo eccitati, esageratamente eccitati!

Il viaggio è stato un po’ duro (auto, treno, cambio treno, metropolitana…), ma il pensiero di arrivare in un luogo di cui mi avevano tanto parlato mi rendeva molto felice! Appena arrivata, la prima cosa che mi è parsa molto strana è che tutti parlavano spagnolo, tutto era scritto in spagnolo… voglio dire, è ovvio, visto che ero in Spagna, ma non c’ero abituata! Anche gli orari sono molto diversi dai nostri: ci si sveglia alle 10 la mattina, si pranza alle 14, si esce la sera alle 18 e si cena alle 22… i film in prima serata cominciano verso le 23.30 (ho visto "The O.C." e "Forest Gump" in spagnolo… credetemi, sono meglio in italiano!)!!

Io alloggiavo nell’appartamento di mia sorella ad Alboraya, a dieci minuti di metropolitana dal centro di Valencia. Non avevo mai viaggiato prima in metro, è bellissimo! La prendevo tutti i giorni, molte volte… era anche abbastanza pulita; sento ancora la voce femminile che ripete "proxima paradaMachado" ("prossima fermata… Machado").

Il primo giorno eravamo tutti un po’ stanchi, così siamo usciti solo la sera, nonostante fossimo arrivati alle 2 del pomeriggio; siamo andati in centro a curiosare un po’ nei negozi e a farci una prima idea della città. Per cena abbiamo mangiato le "tapas", tartine di polpa di granchio (bleah), verdure, carne o altro.

Una cosa che non pensavo è che il toro non è il simbolo della Spagna, come si pensa (foto), è solo famoso perché era l’immagine di una nota pubblicità; per questo ci sono state delle proteste.

Il giorno seguente abbiamo preso la metro e abbiamo raggiunto il porto di cui tutti parlavano benissimo… i soliti esagerati! Era un cantiere in pratica! Ruspe, scavi, camion, traffico… l’unica cosa "interessante" erano le grandi immagini e le barche di Alinghi (dell’American’s cup). Un po’ delusi siamo andati a vedere le due spiagge, la Playa de Malvarosa e la Playa de las Arenas; la prima era molto più carina perché più pulita della seconda. Sulla spiaggia c’era una strada di soli ristoranti… erano le 13 e l’unico aperto era "Al Barbor" (alle 13!!), così abbiamo mangiato dei fritti e bevuto Coca Cola… arrivano le 14, finalmente, così passiamo in rassegna tutti i ristorantini, finché ne scegliamo uno, chiamato "Restaurante Monkili", dove abbiamo dovuto scegliere tra i tre tipi di Paella (mmm… buonissima): Paella pollo y cunejo (con carne di pollo e coniglio), Paella Valenciana (carne e fagioli giganti) o Paella de mariscos (frutti di mare). Le ultime due… che buone!!

Una curiosità: qui l’Auchan ci chiama Alcampo, questa come tante parole straniere è stata cambiata in spagnolo (Notre dame de Paris = La nuestra señora de Paris…). Abbiamo visto poi lo stadio Mestalla e il Mercado Central, una grande costruzione (un mercato, appunto) all’interno della quale c’era una piccola cascata con delle piante.

Il sabato mattina abbiamo preso la metro che ci ha portato alla fermata di Alameda, costruita da Antonio Calatrava; è molto moderna, pulita e tranquilla e anche molto bella, perché i muri sono piastrellati con pezzi di ceramica e vetro maltagliati messi in modo tale da creare un affascinante gioco di luci quando passa la metro. Appena fuori dalla "parada" sotterranea si entrava in un enorme parco; le prime cose che saltano all’occhio sono il ponte di Alameda (pensato dal medesimo architetto) e gli alberi: infatti, mentre da noi era ancora inverno, qui i fiori erano già sbocciati e le arance erano già mature (un bar di Valencia, città così famosa per i numerosi aranceti, mi ha stupito: la cameriera mi ha detto che non poteva portarmi una spremuta perché avevano finito le arance…). Il parco è molto grande, in esso l’atmosfera è molto rilassante: fontane, laghetti, alberi fioriti, aranci, ulivi, pini, colline e prati, sentieri, ruscelli… è un grande giardino nato nel letto di un fiume prosciugato, la Turia (per questo si chiama "Jardin del Turia"). Lo abbiamo percorso tutto e siamo arrivati al parco giochi di Gulliver; qui un’enorme spazio piano di cemento su cui si stende il personaggio inventato dallo scrittore Swift… enorme è dire poco: volendo avrei potuto entrare in piedi nella sua scarpa! I suoi capelli erano

scivoli, così come la sua gamba; puoi entrare nel suo cappello e salire sulla sua spada… ma noi non abbiamo "giocato", sentendoci a disagio vista la maggioranza di bambini sui tre anni… proseguendo i sentieri siamo arrivati alla Ciudad de las artes y las ciencias, la parte moderna della Turia, costituita da musei, acquari… tra i primi ricordo il più famoso: il Palau, una costruzione semisferica bianca e azzurra, come tutto il resto, circondata da una piscina che si univa alle altre vasche davanti a ogni museo. Tutte le costruzioni sono state pensate da Calatrava, in particolare il Palau è fatto in modo tale che la notte, specchiandosi nella piscina, si veda una specie di occhio (vedi la foto).

Dopo altre passeggiate siamo arrivati in centro dove abbiamo pranzato e visto fiumi di gente (fiumi è la parola giusta!!) che venivano per vedere scoppiare i petardi… e c’era chi filmava addirittura le nuvolette di fumo che facevano i botti, perché i petardi non li vedeva trovandosi troppo indietro dal centro… che esagerazione! Stufi del caos degli scoppi, siamo entrati nel gigantesco centro commerciale El corte inglès, trascinando il pomeriggio fino alla sera, quando siamo andati in centro: tutti i negozi erano chiusi. Di sabato sera? Mah…

La domenica dovevamo andare ad Alicante, una città lì vicino, ma per gli orari critici del treno abbiamo evitato; così siamo andati a Còlon, il centro. E abbiamo visitato le varie piazze: Plaza de la Virgen, Plaza Reina, Plaza Redonda, Plaza de Toros (nella foto)… in quest’ultima c’era l’arena dove si fanno le Corride (alle quali non assisterei mai e poi mai), la Estaciòn del Norte (la bellissima, elegante e coloratissima stazione ferroviaria) e il palazzo Valencia

urbana, dove c’erano gli studi televisivi o della radio. Tutte le piazze erano molto belle, due caratterizzate da una grande fontana al centro (rotonda nella Plaza Redonda).

L’ultimo giorno (anzi, l’ultima mattina) abbiamo bevuto la famosa "Horchata" valenciana, una bibita fresca e poi visitato meglio il centro di Alboraya, caratterizzato dalle tipiche case vecchie spagnole, con le loro caratteristiche porte elaborate e i loro colori insoliti, e da una chiesetta. Anche se breve, è stato un bellissimo viaggio, che mi ricorderò, anche perché è stata la mia prima vacanza all’estero! Se un giorno, quando sarò più grande, dovessi scegliere la meta per un viaggio, andrei sicuramente in Spagna, farei un bel giro per vederla tutta, tante tappe tra le quali non mancherebbe certamente Valencia!

Maddalena C.

Numero 2
maggio  2006