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Mississippi burning

Un film per capire l’odio razziale del profondo Sud degli USA

USA: profondo sud. È notte. Tre ragazzi, militanti del Movimento per i diritti civili, percorrono in macchina una strada di campagna quando sono raggiunti da una macchina della polizia e da un furgoncino. I ragazzi accostano e un uomo si avvicina al finestrino, insultandoli visto che uno dei tre è di colore. L’uomo non si copre il capo e non adotta nessuna precauzione per non farsi riconoscere. Si avvicinano anche gli altri. I ragazzi sono spacciati.

Tempo dopo vengono inviati sul posto a investigare sulla loro scomparsa due agenti dell’F.B.I.: il capo Alan Ward e il più esperto Anderson. Appena arrivati, vengono subito individuati dal KKK (Ku Klux Klan), una setta razzista che perseguita e uccide le persone di colore. Anche la comunità locale si rivela subito ostile verso i due, ostacolando le indagini. I loro sospetti si accentrano principalmente sullo sceriffo e su uno degli aiutanti che sanno essere il capo locale del KKK.

Contro la volontà dell’agente Anderson, l’inesperto Ward chiama rinforzi per la perlustrazione della palude dove è stata ritrovata la macchina dei tre. Ben presto si rendono conto che il KKK non ha paura della legge che negli Stati del Sud è loro complice. Grazie all’intesa con Anderson, la moglie del vice-sceriffo Pell, che è oppressa dalla brutalità del marito, svela dove il clan ha sepolto i tre. Così i cadaveri vengono ritrovati, ma per sostenere le accuse contro i mandanti e gli esecutori dei delitti servono ulteriori prove che verranno acquisite con metodi non del tutto legali.

L’agente Anderson e l’agente Alan Ward sono profondamente diversi. Ward è giovane, appena uscito dall’università, pieno di buoni propositi e ideali di giustizia; usa metodi legali, ma è ignaro della mentalità degli uomini del sud e non sa quanto sia profondo e ingiustificato quell’odio che fa bruciare il Mississippi: "Un odio che viene insegnato fin da piccoli a casa, ti viene ripetuto a scuola e, quando sei capace di pensare da solo, ormai ti è dentro l’anima e non ti fai più domande sul motivo per cui il sangue che scorre sotto i tuoi occhi è sempre e comunque rosso", rivela la moglie del vice sceriffo. L’agente Anderson, invece, è invecchiato sotto l’FBI ed è stato a lungo sceriffo nel Mississippi dove ha imparato a conoscere la mentalità della gente locale e, quando la signora Pell viene malmenata dal marito, che aveva scoperto la sua confessione, Anderson ottiene, seppur con riluttanza, che si usino i suoi metodi. Alla fine, con intimidazioni e stratagemmi, riescono ad arrivare dove la legalità non può e a portare gli autori del delitto in un’aula del tribunale. Gli assassini vengono condannati. Il sindaco si impicca, ma il mandante non viene mai trovato.

Per tutta la durata del film, l’odio è il vero protagonista: un odio feroce, stupido che si respira nei cartelli della segregazione (fontane per i bianchi e per i neri), nelle parole della gente intervistata dalle tv accorse dopo i ritrovamenti. Ne è carica l’aria che si respira ad ogni passo, ad ogni sguardo.

La drammaticità sta anche nel fatto che il film racconta ciò che è accaduto realmente nel 1964, nello stato del Mississippi, l’anno successivo all’uccisione del presidente Kennedy a Dallas nel Texas (i mandanti dell’assassinio sono ancora sconosciuti).

Mattia M., Mara S., Giulia C., Federico F.

Numero 2
maggio  2006