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Il campo scout a Kandersteg

Oh sì! Quest’anno il campo è stato proprio bello. Bellissimo il posto, bellissimi i panorami, ma soprattutto bellissime le persone. Eh sì!, perché nella base scout internazionale di Kandersteg in Svizzera le persone sono la cosa più importante. Più importanti delle costruzioni, più importanti della cucina e di qualunque altra cosa si faccia in un campo normale. A Kandersteg si possono incontrare persone da tutto il mondo: Coreani, Americani, Inglesi, Scozzesi, Danesi e, oltre a tutti quelli che ho dimenticato, c’eravamo anche noi Italiani. Kandersteg è un posto unico per fraternizzare con altre persone superando l’ostacolo della lingua, della religione, dell’etnia. E’ un posto stupendo dove persone da tutto il mondo vivono in allegria e fraternità fra di loro un’esperienza unica con solo 10 regole: la legge scout.

Noi fin dal momento in cui fu scelto Kandersteg come meta del campo estivo siamo stati subito entusiasti: ci affascinava il fatto di conoscere persone di altra nazionalità, nello stesso tempo eravamo anche titubanti: come sarebbe stato un campo senza le nostre amate "sopraelevate", costruzioni che servono per rialzare le tende da terra e che vengono costruite con pali e cordino e ogni anno c’è la sfida a chi la costruisce più alta (si è arrivati a 3,80 m!). L’importante è non soffrire di vertigini.

Prima del campo eravamo tutti agitatissimi: non capita tutti i giorni di partecipare ad campo scout internazionale. La notte prima della partenza penso che in pochi siano riusciti ad addormentarsi presto. Tutti avevano strani pensieri del tipo: "E se mi manca qualcosa nello zaino? E se si rompe l’autobus? E se ci fermano alla dogana perché non abbiamo tutti i documenti?"

Per fortuna dopo un po’ ho preso sonno e la mattina dopo ero bello pimpante. Arrivò l’ora della partenza: io non stavo più nella pelle pensando che alla sera saremmo stati a Kandersteg, in Svizzera. La partenza, fissata per le 8.30, è slittata di circa mezz’ora perché gli zaini facevano fatica a starci nel bagagliaio. Abbiamo iniziato quindi il viaggio verso la nostra meta, situata a circa 60km da Berna. Quasi arrivati, bisognava percorrere un tratto di circa 10 km caricando il pullman sul treno con noi sopra e lì sono cominciati i problemi: il pullman, troppo alto di 4 cm, non riusciva a passare, per fortuna il problema fu risolto sgonfiando gli ammortizzatori.

Finalmente arrivati a Kandersteg, ci siamo trovati davanti un paesaggio stupendo: a destra e a sinistra eravamo circondati da montagne alte 3500 metri. Al campo, scaricati i bagagli, ci diedero da mangiare, visto che erano le 5 e non avevamo ancora pranzato.

Fin dal primo giorno abbiamo cercato di comunicare con gli altri ragazzi con il nostro inglese misto al dialetto veronese, naturalmente capivano fischi per fiaschi, ma per fare un discorso bastava conoscere due frasi del tipo: "I don’t understand" e "Speak slowly". Un’altra cosa che abbiamo notato subito era la grande varietà di usanze; se facevi un giro per il campo alla mattina ti veniva da vomitare: vedevi tedeschi cuocere wurstel, pancetta e quant’altro, mentre noi facevamo colazione con pane, latte e marmellata.

I responsabili di questo campo, tutti volontari provenienti da varie parti del mondo, erano chiamati "pinkies", per il colore della loro maglietta. Il 4 agosto in Svizzera è festa nazionale ed è stato proprio un bel momento perché alla sera noi, quasi 2000 scout di nazionalità diverse, abbiamo sfilato per la via principale del paese cantando a squarciagola: noi cantavamo varie canzoni popolari veronesi.

La cosa più bella di questo campo è stata l’uscita di reparto che ci ha portato a 1600 metri di altezza presso un lago dove abbiamo fatto il bagno: l’acqua era limpidissima, ma anche molto… frrrrredda!

In conclusione questo campo è stato proprio un bel momento per stare insieme a persone di altre nazionalità che parlavano lingue diverse ed avevano diverse usanze e modi di fare. È stata un’esperienza unica per imparare, stando insieme agli altri, che nel mondo c’è tanta altra gente come noi. Sarebbe bello se tutti avessero la fortuna di parteciparvi.

Federico C.  3A

numero 1
gennaio 2006