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Giovanni
Paolo II, il grande? Da
poco è avvenuta la morte del papa e già se ne parla come di un uomo da
santificare. Molti ricordano le sue gesta e i suoi lunghi viaggi, lo
ricordano come un uomo di straordinaria fede, dignità e coraggio, vengono
rievocate le numerose encicliche e inni alla non violenza, il suo rifiuto
verso la guerra e le cattiverie. Spesso
si parla dell’unione che ha creato tra cristiani e non, e della fermezza
delle sue decisioni. Su tutti i giornali ormai l’argomento principale e
di maggiore interesse è la sua lunga malattia, dolorosa e sofferta, si
elencano i numerosi libri che lo riguardano, le varie parti del suo
testamento tanto indagato; insomma, dovunque l’ex papa viene nominato e
descritto come una persona da nobilitare e a cui rendere ogni lode. Ma
siamo sicuri sia la cosa giusta? Alcuni fatti, oggigiorno nominati da ben
pochi, recano danno alla sua immagine pura ed immacolata. A cominciare
dalla disapprovazione verso le donne, cui è stata rifiutata la proposta
di “accedere di grado”, diventando come minimo dei sacerdoti. Bocciata
anche la proposta di abolire il celibato dei sacerdoti, a ciò costretti
solo nel cattolicesimo. Già su questi due punti la figura di Karol si
trasforma in quella di un uomo conservatore che appare in contrasto con
una società come la nostra, che cambia e si modernizza. Ma c’è dell’altro: troppi, per alcuni, i beati e santi resi tali da Giovanni Paolo II, tra cui il fondatore dell’Opus Dei, associazione cristiano-europea che “aiuta” a mantenere un netto distacco tra uomini e donne per evitare, come dicono loro, le “tentazioni”. Rimane così la figura di un papa fraterno e coscienzioso, ma non superiore ad altri i quali forse, per alcuni aspetti, avrebbero preso decisioni migliori. Riccardo |