Dalla
parte dei bambini sfruttati
In questi primi mesi di scuola noi bambini delle
classi quinte C e D abbiamo affrontato, con interesse, il problema del
lavoro minorile sia in Italia che nel resto del mondo. Dai quotidiani
abbiamo letto alcuni articoli relativi all’argomento.
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Le nostre considerazioni sul lavoro minorile
Quando ho letto questo articolo, ho pensato che è
ingiusto che dei bambini vengano abituati a lavorare da piccoli
trascurando il gioco e la scuola oppure frequentandola senza impegno ed in
modo saltuario. Per esempio ho letto di un bambino di nome Angelo abituato
a lavorare fin da quando aveva sette anni. Suo padre alla mattina lo
svegliava alle tre e portavano le pecore a pascolare, tornavano a casa, si
metteva il grembiule e andava a scuola. A scuola veniva sempre sgridato
perché si addormentava sul banco. Ho letto anche di un bambino di tredici
anni abituato a lavorare nella piccola azienda paterna oppure di Nicola,
dodici anni, di Napoli che lavora in una salumeria o ancora di Claudio che
ha già cambiato molte volte lavoro per il fatto che gli promettevano dei
soldi e poi non glieli davano; non avendo continuato la scuola, egli non
poteva conoscere i propri diritti.
Secondo
me la scuola è importante: ti prepara ad affrontare la vita.
Questi quattro ragazzi hanno in comune molte cose: sono stati sfruttati,
costretti ad alzarsi presto, picchiati e sgridati; nessuno li ha difesi.
Giorgia
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