L'allevamento del baco da seta
Il
baco da seta si coltivava in quasi tutte le corti ed era molto prezioso al punto
che a quel tempo (siamo nel Cinquecento ed anche oltre) il furto era considerato
un reato gravissimo: il ladro infatti veniva fustigato in Piazza Erbe e
marchiato a fuoco in fronte per ben tre volte; tutto questo era prescritto in un
editto del doge di Venezia. La stessa cosa valeva se un ladro rubava la foglia
del gelso che era chiamato anche "l’albero dell’oro" in quanto la seta era
considerata molto preziosa.
Gianluigi Mazzi ha
recuperato un documento che risale al tempo della dominazione austriaca che
dimostra l’importanza dell’allevamento del baco da seta anche in quel periodo.
Sul documento c’è scritto: "Ricorrendo la stagione dei bachi da seta e della
filatura dei bozzoli, si ricorda la presenza della dottrina sanitaria";
era
cioè necessario, nella lavorazione del baco, seguire delle norme igieniche che
venivano regolate da leggi. Di fatto era frequente che venissero uniti gli
escrementi dei bachi ai bachi morti, formando così dei depositi, detti
volgarmente "letti dei cavalieri". I bachi mangiavano le foglie che venivano
distese su graticci in quantità impressionante e poi si infilavano all’interno
del loro bozzolo. A questo punto, il letto di foglie veniva raccolto e
depositato nei giardini delle case dei coltivatori, dove marciva. Il documento
prosegue: "La loro decomposizione è ributtante all’odorato". Da allora (1832) il
governo austriaco concede l’esportazione degli escrementi nelle campagne aperte
"perché non restino queste ributtanti, fetide e nauseanti esalazioni che non si
possono respirare".
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