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Le corti che sono sorte nel corso del Cinquecento, come la Messedaglia e la
Merla, segnavano i loro confini con cippi di pietra.
La Merla, che risale almeno alla prima metà del Cinquecento, inizialmente e
fino all’Ottocento
fu chiamata corte Zina perché apparteneva a monsignor Zino; essa era nella
posizione che occupa tuttora, vicino al pozzo di San Salvar.
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La
corte viene citata in un antico documento, nel quale si proponeva di fare
arrivare l’acqua del pozzo di San Salvar ai campi della corte per irrigarli.
Sul documento sono disegnati la corte e il pozzo. Sul pozzo si legge: “Dove
si vorìa portar l’acqua”. Questa frase venne scritta perché si pensava di
costruire una canaletta con la quale portare l’acqua dal pozzo verso i
campi.
Non si sa se l’autorizzazione fu concessa. Il documento è
conservato
all’Archivio di Stato di
Venezia,
nel
fondo dei Beni
Inculti, cioè non coltivati. |