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Beccarie storia

La corte Beccarie non nasce subito di grandi dimensioni, ma si sviluppa nel corso del tempo. Inizialmente c’era solo una linea di case, poi la corte comincia ad ingrandirsi, soprattutto nel 1700, fino ad assumere la forma quadrata.

Questa corte, una volta, era una filanda. Infatti era costituita da una parte dove abitavano le persone, da una parte dove si tenevano gli animali e da una parte adibita a filanda.

Durante la prima guerra mondiale (1915-1918) venne utilizzata come prigione. Nei campi intorno alla corte si trovavano baracche e tende dove venivano tenuti i prigionieri che soffrivano la fame e il freddo, in poche parole questo campo era un lager.

Di notte, alcuni uomini tenuti prigionieri scappavano per il paese in cerca di cibo e gli abitanti di Lugagnano offrivano loro pezzi di pane secco e polenta. Altri poi scappavano per andare a dormire in un granaio al caldo perché nel campo nelle notti più fredde si rischiava di morire, però dovevano ritornare prima dell’alba, altrimenti rischiavano di essere uccisi.

 I prigionieri dentro la corte erano circa un migliaio, senza contare gli ufficiali italiani che erano 65. A ricordo di quel periodo, sopra la porta d’ingresso appariva fino a poco tempo fa la scritta: "Corpo di guardia e prigionia". Gli anziani di quel tempo raccontavano di interminabili "sfilate" di persone sconfitte in guerra che trascinavano gli scarponi sulla strada principale del paese, lasciando dopo il loro passaggio una nuvola di polvere perché si sa che le strade, a quel tempo, non erano asfaltate. Il cibo era talmente poco che, talvolta, tra prigionieri c’erano delle zuffe anche per un torsolo di mela.

Purtroppo Verona dal Cinquecento fino al periodo napoleonico fu una città spesso colpita dal passaggio di vari eserciti che distruggevano tutto quello che trovavano sul loro cammino. Così distrussero anche i gelsi che nutrivano i bachi da seta, procurando anche grossi danni alla popolazione.

Una volta all’entrata della corte si trovavano alcuni affreschi, ma ora questi dipinti sono stati interamente cancellati. Il nome della corte sembra derivi non da Cesare Beccaria, ma da "beccari", che significa "macellai". Nella corte non abitavano molte famiglie; la più diffusa era quella dei Vallicella.

 

 

Si svolgevano attività legate all’agricoltura e alla filanda (allevamento di bachi da seta). Infatti dal 700 fino agli inizi del 900 nei nostri campi si diffuse la coltivazione del gelso, un tipo di albero che ormai nella nostra campagna si vede poco perché non ha più scopo di essere coltivato.

Esso ha trasformato la vita dei nostri antenati perché permetteva l’allevamento del baco da seta. Nella corte Beccarie, per far essiccare i bozzoli, si creò un essiccatoio che era particolarmente grande e poteva essere utilizzato sia da quelli della zona di Lugagnano che da quelli nei dintorni. Questi ultimi portavano le loro gallette, cioè i bozzoli del baco, nell’essiccatoio per farli essiccare. Essi venivano restituiti ai proprietari dopo l’essiccamento, ma in cambio dovevano pagare una quota per il servizio ricevuto.

Il tempo libero era poco e lo si passava, specialmente in inverno, dentro le stalle con le mucche per riscaldarsi. Le persone più vecchie raccontavano favole ai più giovani.

Decorazioni ad affresco sono ancora visibili anche nelle soffitte di corte Beccarie. Realizzate in colore rosso, rappresentano motivi floreali piuttosto rozzi, che tuttavia incuriosiscono molto. Sarebbe interessante infatti poter scoprire il perché di una simile decorazione negli ambienti più marginali della corte. Queste soffitte, peraltro, fino a pochi decenni fa erano tutte comunicanti, lungo l’intero perimetro del grande complesso edilizio a forma quadrata.