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La porta dei Borsari

La porta dei Borsari era soprannominata "Porta Iovia" perché vicino c’era un tempietto dedicato a Giove (del tempio ora resta solo il pavimento segnato con pietre particolari sulla strada). In epoca romana poteva essere considerata l'ingresso della città perché era un punto obbligatorio di transito per i traffici fra le varie regioni. Il nome attuale (Porta dei Borsari) è di origine medievale: coloro che passavano di qui con le loro merci da vendere in città dovevano pagare una tassa agli esattori che erano muniti di borse (bursarii).

Costruita nel periodo imperiale con pietre e marmi bianchi nel punto in cui la via Postumia entrava in città da sudovest, essa è formata da archi a tutto sesto ed è abbellita da colonne con scanalature a spirale e statue all’esterno. Vi sono scolpiti dei nomi, probabilmente delle persone che la fecero costruire.

Quanto alle dimensioni originarie si può dire che 60 centimetri della porta sono ancora interrati, mentre in larghezza un metro e mezzo rimane nascosto all'interno dei muri delle case vicine. Il piano terra con i due archi misura 22 piedi romani in altezza (660 cm). Il primo piano di finestre è alto 13 piedi (390 cm), l'ultimo piano si innalza di 11 piedi (330 cm): gli archi sono alti 13 piedi (390 cm) e larghi 12 piedi (360 cm), le finestre del primo piano sono alte 5 piedi (150 cm), quelle del secondo piano 6 piedi (180 cm).

 

Già nel piano degli archi si nota finezza di lavorazione e cura per la decorazione nei particolari. Il primo piano è diviso in sei finestre: le due laterali sono le più elaborate, le due centrali sono legate insieme da una comune cornice. La seconda e la quinta finestra hanno una decorazione più limitata. Il secondo piano presenta finestre più snelle. Sono oggi scomparse le sette colonnette che accompagnavano le finestre.