La prima cinta di mura di Verona romana risale a subito dopo il 49 a.C. Essa è scarsamente conosciuta quanto a resti archeologici: ne restano solo due tratti, scoperti tra l’Adige e la porta dei Borsari (all’interno di un palazzo che si affaccia su via Diaz) e in via Leoncino. Fino dalla fondazione, Verona fu difesa mediante due segmenti di mura che, partendo entrambi dalla riva dell’Adige, proseguivano rispettivamente in direzione nordovest-sudest e nordest-sudovest, incontrandosi ad angolo retto poco a nord dell’Arena, in armonia con l’impianto urbanistico della città. I resti archeologici non consentono di descrivere dettagliatamente le mura e le torri di rinforzo che a tratti interrompevano l’uniformità della cinta: essa però non doveva superare in altezza i 12 o 13 metri. Nel loro complesso le mura repubblicane avevano uno sviluppo lineare pari a circa 940 metri e delimitavano un’area della superficie di 430.000 metri quadrati. Due porte, aperte una in ciascun segmento di mura, consentivano l’accesso alla città: Porta Borsari e Porta Leoni. Quando i Romani si furono stanziati nel nostro territorio, trasformarono la città completamente: da città priva di mura Verona divenne una città fortificata con belle opere pubbliche progettate da tecnici specializzati, una città posta in una stupenda posizione, all’incrocio di vie importanti come la via Postumia e la via Claudia Augusta, con un colle che la domina tutta e con una cinta muraria che la proteggeva insieme all’ansa dell’Adige. |