A poche decine di metri dalla cinta muraria della città
romana, in quella che oggi è piazza Bra (dove sono sorti in seguito il palazzo
della Gran Guardia e il Municipio) fu edificato il più grande tra gli edifici
di Verona di tutti i tempi: un anfiteatro a pianta ellittica, costruito verso la
metà del I secolo d.C. interamente con la pietra di Verona (più precisamente
di Sant'Ambrogio di Valpolicella). L'anfiteatro oggi si chiama "Arena" e deve il suo
nome alla sabbia ("rena" o "arena") che copriva la grande
platea. Poteva contenere ben 30.000 persone che entravano da tutte le porte (all’ingresso
si doveva consegnare un gettone). L'anfiteatro veronese, il terzo per dimensioni dopo il
Colosseo e l'anfiteatro campano di Capua, è il meglio conservato tra gli
anfiteatri romani tuttora esistenti, come quelli di Pola, Nimes, Arles, Aosta. La cavea, cioè la parte concava all'interno dell'anfiteatro,
è ancora intatta grazie non tanto al modo in cui fu costruita quanto al
continuo lavoro di restauro a partire dal XVI secolo d.C. Il podio che circonda
la platea è alto 1,60 metri e da qui salgono gli anelli dei 44 gradoni. I
luoghi più imponenti sono i pilastri e le arcate che in origine erano 72. Qui
la tecnica di costruzione è possente e molto avanzata. Sulle arcate esterne vi
erano delle statue. L'anfiteatro veronese era circondato da mura a forma di
anello con tre ordini di arcate sovrapposte. In seguito al catastrofico
terremoto che colpì Verona nel 1117, questo anello crollò quasi interamente; L'anfiteatro ha sempre subito infiltrazioni di acqua, perciò per impedire che questa si accumulasse fu realizzato un sistema di condutture che scaricavano l’acqua piovana direttamente in Adige nei pressi di ponte Aleardi. |