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Le mura comunali

Nella sua storia millenaria Verona ebbe varie cerchie di mura. Nell'ansa dell'Adige sulla destra del fiume, dove si sviluppò il primo nucleo urbano, le mura della Verona romana si congiungevano ad angolo retto nei pressi dell'Arena ed avevano due sole porte: la Porta Iovia (o Porta dei Borsari) e la Porta dei Leoni.

Portoni della Bra con Torre Pentagona.jpg (49053 byte)L'espansione della città, in epoca comunale, oltre le mura romane portò alla costruzione tra il XII ed il XIII secolo di una nuova cinta muraria che tagliava in linea retta la grande ansa dell'Adige inglobando nella città anche l'Arena e collegando le rive a monte e a valle della città romana. Fu soprattutto Ezzelino da Romano, rappresentante a Verona dell'imperatore Federico II, a ricostruire la muraglia (precedentemente crollata per una delle tante inondazioni dell'Adige) lungo il tracciato dell'Adigetto. Era questo un ramo dell'Adige che usciva dal fiume all'altezza di Castelvecchio e vi rientrava di fronte all'attuale cimitero dove le mura terminavano alla Torre della Paglia. Questo "rio fiol" ("fiume figlio") dell'Adige serviva a far defluire l'acqua in caso di piena del fiume ed è perciò che le mura comunali furono costruite al di qua di questo corso d'acqua.

In questa muraglia si aprivano varie porte che in parte esistono tuttora. Anzitutto la Porta del Morbio, recentemente scoperta nelle mura di Castelvecchio, che conduceva verso S.Zeno. Poi la porta che si apriva nell'Arco dei Gavi di fronte alla Torre dell'Orologio di Castelvecchio. Poi ancora la Porta Orfana (a metà Via Roma), i Portoni della Bra con la Torre Pentagonale e la Porta di Ponte Rofiolo.

Queste mura comunali, costruite tra il 1240 ed il 1250, sono ancora imponenti e stabili, soprattutto nel tratto da Piazza Bra all'Adige (impropriamente esse sono dette "viscontee", perché i Visconti vi adattarono solo i merli, rivolgendo le loro feritoie verso l'interno della città che spesso si mostrava ribelle al loro dominio). Queste erano le mura tanto care al Romeo di Shakespeare che diceva: "Non c'è vita fuor dalle mura di Verona". Con queste mura la città si sentì per molto tempo sicura, almeno fino a quando diventò sotto gli Scaligeri quasi uno stato regionale, al punto che Cangrande sentì il bisogno di costruire una cinta muraria molto più allargata sia verso la pianura che verso le colline sulla sinistra dell'Adige.