Mastino
II
A
Cangrande successero i figli di Alboino: Alberto II e Mastino II. Ma Alberto,
più
propenso ai piaceri della vita di corte, delegò volentieri a Mastino il gravoso compito
di governare. E Mastino, audace e ambizioso, non agì sempre con prudenza: invece di
consolidare le recenti conquiste di Cangrande, adottò una politica di espansione,
cercando di allargare lo stato verso le regioni vicine.
Con gli
intrighi diplomatici si impossessò di Brescia, Parma, Reggio e persino di Lucca, dando
però in questo modo fastidio a grandi città come Milano, Firenze e Venezia. E infatti Venezia
si alleò con Firenze contro gli Scaligeri. La guerra fu lunga ed estenuante:
l'esercito veneziano-fiorentino conquistò una dopo l'altra le città scaligere e
portò morte
e distruzione in tutto il territorio veronese. Ci furono poi complotti ed intrighi:
Mastino, uomo diffidente, ammazzò un parente vescovo che considerava traditore (per
questo fu anche scomunicato) e lo stesso Alberto II fu fatto prigioniero dai Veneziani.
Era l'inizio della decadenza scaligera. Dopo tre anni di guerra, le parti erano
stanche per cui si giunse alla pace del 1339 con la quale restavano agli
Scaligeri le sole città di Verona e Vicenza.
Ad aggravare
la situazione contribuirono una serie di calamità naturali: incendi, piene dell'Adige,
terremoti e soprattutto la terribile peste che sconvolse tutta l'Europa dal 1348 al
1350. La grave crisi economica che seguì interessò anche Verona e poco
poté fare
Mastino II per alleviarla. Nel 1351 poi egli morì e fu sepolto nell'arca che, ancora in
vita, aveva fatto costruire per sè insieme a quella per lo zio Cangrande. Egli
lasciò
ben dodici figli dei quali i primi tre maschi erano Cangrande II, Paolo Alboino e
Cansignorio.
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