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La crisi del gelso e del baco da seta

Con l’arrivo dell’acqua si è cominciato a pensare di sviluppare altre colture più pregiate e più redditizie rispetto al baco da seta. Perciò il gelso (la cui presenza era strettamente legata al baco da seta) è andato lentamente scomparendo.

Questo fu anche favorito dal fatto che era lo Stato stesso che a quei tempi (durante il periodo fascista) incentivava nuove coltivazioni. Infatti durante il fascismo bisognava produrre molto più grano che in precedenza (è stata la famosa "battaglia del grano"). Inoltre dopo la guerra d’Abissinia l’Italia, che aveva ricevuto le cosiddette "sanzioni", doveva produrre da sola tutto quello che le serviva, perché non poteva più commerciare con l’estero come prima. Ecco allora che hanno favorito la coltivazione dei cereali (li hanno coltivati perfino in Piazza Bra - ci ha detto il prof. Cagliari - per far vedere che ce n’era bisogno).

Si sono fatte quindi delle ricerche e verso il 1930 si è avuto il primo risultato del lavoro degli scienziati. Sono andati in Giappone e hanno preso del frumento che maturava presto (si chiamava "Akagomuki"), lo hanno incrociato con altri tipi di frumento coltivato in Europa, compreso il nostro, ed hanno ottenuto frumenti che maturavano un mese prima ed erano più bassi. Così mentre prima il grano si mieteva verso la fine di luglio, ora la mietitura poteva avvenire un mese prima e la produzione per ettaro è passata da 15 quintali a 30 (adesso siamo sui 50-60 quintali per ettaro).

Una volta ottenuti questi risultati nella produzione agricola, i contadini hanno deciso di coltivare frumento al posto del baco da seta, che oltretutto era frequentemente soggetto a malattie. Contemporaneamente dalle colonie arrivava in Europa il cotone, una fibra a buon mercato, mentre si cominciavano a produrre alcune fibre artificiali. La seta quindi veniva a perdere l’importanza che aveva avuto in passato e rimaneva solo come tessuto pregiato.