I progetti per portare l’acqua nell’Alto Agro Veronese Considerata la grande importanza che l’acqua aveva per l’agricoltura
del nostro paese, come di tutto l’Alto Agro Veronese, si fece sempre più
strada l’idea della necessità di portare l’acqua in quei territori dove
essa era carente: se cioè "mancava l’acqua", bisognava in
qualche modo portarvela, contrariamente alle zone cosiddette di bassa pianura,
dove invece il problema è quello opposto (qui infatti, essendo il terreno
impermeabile per cui l’acqua tende a rimanere in superficie, bisogna costruire canali per portare via l’acqua in
eccesso). Il problema per l’Agro Veronese era "dove prendere l’acqua e in che modo trasportarla dove serviva?". Studiosi e tecnici nel passato hanno risposto in vario modo a queste due domande. Ne ricordiamo alcuni (dal libro "Verona e sua provincia" di Carlo Belviglieri, Atesa editrice 1862). Verso la metà dell’800 il professor Giacinto Toblini propose all’Accademia Agraria "d’irrigare la campagna veronese tra l’Adige ed il Mincio con acque dal lago di Garda dedotte o a Salionze od a Peschiera, e soccorrendo nell’eventuali deficienze col acqua dell’Adige presa al Chievo" (vedi Belviglieri, pag. 290). Egli dunque aveva progettato di costruire un canale che mettesse in comunicazione l’Adige (a Verona) con il lago di Garda (a Peschiera). L’ingegner Enrico Storari propose invece l’irrigazione con le acque dell’Adige, dimostrando i difetti del progetto di Toblini. Infatti, secondo Storari, i terreni a nord del canale non potevano essere irrigati perchè si trovavano ad un livello più alto di quello del canale per cui la zona tra Verona e Villafranca (quella che aveva più bisogno di acqua) sarebbe rimasta asciutta come in passato. Egli invece proponeva di usare per l’irrigazione l’acqua dedotta dall’Adige, "partendo dal principio che, quanto più alto nella corrente sia praticata l’erogazione, tanto maggiore riuscirebbe la estensione dei terreni da irrigarsi" (vedi Belviglieri, pag 291). Egli aveva individuato presso Volargne il punto dove prelevare l’acqua dell’Adige che sarebbe stata portata con un canale fino a Pescantina e da qui sarebbe passata sopra un ponte sull’altra sponda dell’Adige fino a San Vito e poi ancora fino a Villafranca per una lunghezza complessiva di 42.500 metri. Questo progetto la cui spesa ammontava a "cinque milioni" avrebbe, secondo Storari, raddoppiato la produzione agricola soprattutto di foraggio di cui "è difettoso il Veronese" e avrebbe sviluppato così l’allevamento bovino. Questo progetto però "dal governo per viste strategiche venne respinto" (vedi Belviglieri, pag 292). |