I plebei vivevano nelle insulae (leggi “insule”), specie di condomini nei quali venivano
ricavati numerosi appartamenti.
Le case popolari potevano essere alte fino a sei
piani ed erano sempre realizzate con materiali molto economici, in genere il
legno.
Ai piani superiori lo spazio era sfruttato al massimo:
gli appartamenti si affacciavano sulla strada e su un cortile interno, da cui
prendevano luce le stanze, in generale piccole, con scarsi arredi e senza
camino, pertanto gli incendi e i crolli erano molto frequenti.
Non c’erano condutture per l’acqua né servizi
igienici.
Al piano terra si aprivano le tabernae (leggi “taberne”), cioè le botteghe e i negozi degli
artigiani e dei commercianti, i quali quasi sempre abitavano con la famiglia in
stanze poste dietro o sopra le loro botteghe.